Dal 20 febbraio al 4 marzo 2018 La Compagnia Teatro di prosa debutta al Teatro Arena del Sole di Bologna con il nuovo spettacolo “Li buffoni”

15 gennaio 2018

produzione EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE e ASSOCIAZIONE ARTE E SALUTE ONLUS

Li buffoni

dal canovaccio di Margherita Costa

regia Nanni Garella

con gli attori di Arte e Salute

Bologna, Teatro Arena del Sole, Sala Thierry Salmon

Dal 20/02/2018 Al 23/02/2018 h20:30

24/02/2018 h20:00

25/02/2018 h16:30

Dal 27/02/2018 Al 02/03/2018 h20:30

03/03/2018 h20:00

04/03/2018 h16:30

 

A proposito di questo spettacolo

Nanni Garella prosegue il suo lavoro con gli attori di Arte e Salute e lo fa con una scelta coraggiosa e peculiare come quella di confrontarsi con la Commedia dell’Arte. Li buffoni è una commedia stralunata, strampalata, scritta nel ‘600 da Margherita Costa – cantante, attrice, scrittrice e cortigiana romana. È un canovaccio di Commedia dell’Arte, recitato certamente all’improvviso dapprima, poi trascritto dall’autrice in una molteplicità di lingue – o meglio in vari accenti stranieri dati alla lingua italiana: una trama scarna, arricchita dai virtuosismi degli attori, che creano un panorama di personaggi “buffi, storti, nani, gobbi, scimuniti”, come li definisce la stessa Costa.
Arte e Salute prenderà spunto da questo canovaccio dimenticato dalle scene per quattro secoli e ne trarrà una commedia “strana”, almeno quanto la nostra vita dei nostri giorni. «Stiamo lavorando alla riscrittura della commedia, ambientandola nel nostro presente e prendendo spunto dall’idea di Margherita Costa – bizzarra, ma originalissima – di usare varie lingue (spagnolo, tedesco, turco…), in qualche modo “italianate”. Questo ci ha aperto la strada per far parlare i nostri personaggi, quasi tutti immigrati, in una nuova coinè linguistica, non più lingua italiana, ma appunto “italianata”…
I nuovi sviluppi, anche nella trama, sono stati imprevedibili; e ci hanno costretto ad una rielaborazione profonda del testo. Non sappiamo a tutt’oggi che cosa ne sortirà; una cosa è certa: questa commedia bislacca, che affonda le sue radici nella tradizionale buffoneria della Commedia dell’Arte, a distanza di quattro secoli è ancora capace di parlarci della natura profonda del nostro paese. Cambieranno le forme, cambierà il contesto sociale e con esso le storie dei personaggi, ma rimarrà intatto lo spirito della commedia italiana: ridere, ridere, ridere e poi rispecchiarsi nei personaggi fino a riconoscerne la virulenta attualità».

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