“Pazienti” in scena

22 giugno 2011

CORRIERE DI BOLOGNA

Martedì 13 aprile 2010

«PAZIENTI» IN SCENA
Intervista a due attori di Nanni Garella
Stasera in scena con Pinter all’Arena

E’ arrabbiatissimo con un giornalista che ha scritto che nel nuovo spettacolo di Nanni Garella recitano tre attori professionisti e una decina di pazienti psichiatrici. «Abbiamo seguito molti anni di scuola di recitazione e ora siamo professionisti, regolarmente assunti. Versiamo i contributi Enpals. Scrivete, magari, due professionisti senza disturbi psichici e undici con patologie». Moreno Rimondi fino a poco fa era li capo dei torturatori, nel grigio parlatorio di prigione dove  Garella ha ambientato tre atti unici scritti dal premio Nobel Harold Pinter tra il 1984 e il 1991 (Il linguaggio della montagna, Il bicchiere della staffa, Party Time), tre testi di accusa alla violenza del potere, all’oppressione sulle minoranze, ai metodi criminali delle dittature. Ora Moreno rivendica la sua dignità di persona con una storia di sofferenza che intraprende un percorso che ha dato risultati artistici prima che terapeutici notevoli. Lo spettacolo che debutta oggi (ore 21.30) nella sala lnterAction dell’Arena del Sole, che abbiamo sbirciato in anteprima è un pugno nello stomaco, una prova drammatica di grande efficacia, Interpretata con asciutta partecipazione. Parliamo con lui e con Pamela Giannasi di tutto il percorso, dei sogni e della realtà della compagnia Arte e Salute.

Come avete iniziato?

Pamela: «Nel 1999 il responsabile del servizio psichiatrico, dottor Filippo Renda, ci propose un provino con Garella per un corso di formazione e avviamento al lavoro finanziato dalla Comunità Europea. Ho partecipato ai primi saggi finali, poi sono entrata nella compagnia e ho recitato in tutti gli spettacoli, al ritmo più o meno di uno all’anno».

Sognava di fare teatro?

Pamela: «Ho partecipato per caso. Non immaginavo di riuscire. Sono timida. Ma mi hanno insegnato e ho imparato»

Conte si trova a recitare?

Pamela: «Si sta bene. Ci si diverte. Ti aiuta nella vita di tutti i giorni. Nelle relazioni con gli altri e con se stessi».

Qual’ è la cosa più difficile?

Pamela: «Stare in scena senza parlare, mentre agiscono gli altri».

E lei, Moreno, conte ha Cominciato?

Moreno: «Ero esaurito, svalvolato. Sono entrato nel secondo corso professionale e mi sono trovato bene. Nel gruppo ho incontrato Debora, che ora è mia moglie».

Cos’è per lei recitare?

Moreno: «E’ vita, fare qualsiasi personaggio, cattivo, buono, infame. Se dentro sei cattivo, in questo modo lo esterni e torni a casa migliore».

È difficile stare in scena?

Moreno: «La realtà la trovo più difficile. Vivere in Africa sotto una dittatura è molto più difficile».

Che personaggi avete amato di più?

Moreno: «Andrea Sarti nel Galileo di Brecht. In un altro lavoro ho fatto la parte del fascista: dopo aver letto il copione avevo chiesto di diventare un partigiano, ma non c’è stato modo».

Pamela: «Mi è piaciuta Debora nell’altro Pinter che facemmo qualche anno fa. Lì c’era più ironia, qui la storia è più macabra. Poi ho recitato in una produzione dell’Arena, il Platonov di Garella, e c’è da dire che quegli attori non sono meno matti di noi».

Come vi vedono gli spettatori?

Moreno: «Speriamo come attori. Che siano soddisfatti e capiscano che quelli che hanno problemi psichici possono girare nel mondo. Quelli che fanno violenza non sono quelli che prendono la pastiglietta. La nostra compagnia è un portavoce di tutti quelli che non possono salire su un palco, perché si sentono inadeguati, perché non riescono a concentrarsi.. . La gente deve sapere: é spaventata perché non sa».

Come lavorate?

Moreno: Ognuno nella parte ci mette tutto quello che può dare. Spesso sono stato aiutato da amici che mi hanno tirato fuori dalle peste. lo credo che Il più bravo sia quello che in scena riesce ad aiutate gli altri».

Non avete mai crisi dl sfiducia?

Pamela: «Quando lavoriamo poco, si. Ora facciamo circa 40 recite all’anno. Potremmo farne molte di più».

Che personaggi vi piacerebbe fare?

Moreno: «II cardinale, il serial killer, l’angelo».

Il recitare ha aiutato anche nella terapia?

Moreno: «In questo modo: ho impegni, orari da rispettare, devo studiare una parte, dialogare con gli altri Da quando faccio teatro le crisi sono diminuite».

Cosa vi dà fastidio?

Moreno: «Non essere riconosciuto come uno che si impegna, suda sette camice, studia la parte giorno per giorno, recita, paga le tasse. Cos’è questo? Terapia o professionismo?».

Massimo Marino

Lascia un commento




*