Intervista a Stefano, Silvana, Luca A., Luca M. e Cristina della compagnia Arte e Salute Ragazzi

15 giugno 2015

“Abbiamo iniziato a lavorare insieme 5 anni fa noi de La Baracca e gli attori di Arte e Salute, e attraverso un continuo percorso formativo abbiamo realizzato 5 spettacoli dedicati a bambini di età diversa.

Arte e Salute Ragazzi è ora una realtà innovativa nell’ambito del Teatro Ragazzi, è una compagnia di teatro che offre una comunicazione senza barriere con una sensibilità “speciale” nel rapporto con i bambini.

Come in tutte le compagnie di teatro c’è chi entra dopo, chi se ne va e chi rimane.

Oggi la compagnia è un gruppo affiatato: Silvana, Stefano, Cristina, e i due Luca: il grande e il piccolo sono qui e con loro ci siamo anche noi, Daniela, Valeria, e Chiara che assieme ad Andrea ci ha accompagnato e continua ad accompagnarci in questa esperienza.

Siamo seduti in cerchio e raccogliamo parole.”

Come definite il vostro modo di fare teatro?

E cosa ha significato per voi Arte e Salute Ragazzi?

Stefano – E’ una tecnica di lavoro originale in cui ci sentiamo responsabilizzati: ognuno ha il compito di scrivere il proprio personaggio, i registi elaborano e creano la storia. E’ una tecnica di lavoro che esprime un punto di vista dell’attore. Diventa una “coproduzione” fra attori e regista.

Silvana – E’ stato difficile perchè sono pigra, ma ora è cambiato: ho più entusiasmo e passione, mi dà la possibilità di esprimere quello che ho dentro. Prima ero emotiva e non riuscivo ad esprimermi. Mi sento migliorata come attrice.

Luca A. – Avevo avuto esperienze precedenti. Poi sono entrato in questo gruppo, non dico che si comincia tutto da capo perchè la tecnica è la stessa, si lavora molto sulle improvvisazioni, ma il progetto è diverso.

Luca M. – Sono entrato nel gruppo perchè mi interessa il teatro e trovo che sia una forma espressiva importante per l’essere umano. All’inizio avevo difficoltà a stare insieme, a fare improvvisazione, non sentivo il gruppo, però vedevo il fine. Ha giovato alla mia salute psicofisica perchè il teatro è potente, più potente di altri mezzi di comunicazione. Sei in una dimensione parallela. La realtà si altera, ma rimani con i piedi per terra in un modo immaginario dove le cose ordinarie, le più semplici, diventano magia.

Cristina – Provengo dal teatro di prosa di Arte e Salute. Mi sono inserita bene nel gruppo e apprezzo molto la formazione che si fa: è più completa, coinvolge anche il corpo.

Cosa sono per voi i bambini?

Cristina – Sono delle personcine delicate…

Luca A. – Sì, delicate che se ti tirano un calcio non puoi tirargli uno “smataflone” perchè cadono in terra…

Cristina – Bisogna aver cura di loro, perchè devono crescere in serenità. Il Teatro, l’arte, penso si prendano cura di loro.

Silvana – Sono persone innocenti che vanno salvaguardate e a cui bisogna lasciare l’innocenza finchè si può.

Stefano – Spettatori acuti e attenti, quando si è in scena c’è un silenzio incredibile. Alla fine dello spettacolo escono domande complesse ed elaborate che ti lasciano sbalordito e a cui non sai cosa rispondere. E ti dici: “E ora? Che gli rispondo” Come quella volta che alla fine dello spettacolo “Metamorfosi” un ragazzo chiese se avevamo lavorato sulle metamorfosi greche o di Ovidio.

Cristina – Pubblico attento, partecipe senza alcun interesse alla critica.

Cosa intendi?

Cristina – Non vengono a teatro dicendo: vediamo come fanno questo, non vengono per criticare ma hanno interesse solo a partecipare, si immedesimano completamente…

Luca A. – Sì, sono persone che vanno slavaguardate, perchè al giorno d’oggi… diciamo che sono il nostro futuro e il nostro presente.

Luca M. – Sono importanti perchè ci ricordano che anche noi siamo dei bambini, perchè il bambino in noi non cresce mai. Hanno bisogno di giusti valori, di manifestazioni espressive perchè devono crescere in un mondo che stimoli interesse così che al bambino scatti la scintilla.

Come vedete il futuro di Arte e Salute Ragazzi?

Cristina – Continueremo a recitare, a fare spettacoli. Si cresce come essere umanon, come persona, cresce la qualità.

Silvana – Non so se riuscirò a farlo… Sto diventando vecchia…

Stefano – Vorrei che dal punto di vista umano e dal punto di vista economico diventasse il mio lavoro.

Luca A. – Sul futuro lontano… non so. Per quanto riguarda il futuro più vicino il gruppo sta per essere allargato, avremo altre persone… Firmo il contratto anno per anno. La prospettiva di continuare c’è ma i miei sogni chissà…

Luca M. – Per me il futuro del teatro è di allargare. C’è bisogno di teatro. E’ un’arte così presente e importante e bella che voglio conoscerla in tutte le sue forme. Quest’anno lo dedico a Pinocchio e alla patente. Poi la scuola… poi lezioni di tecniche teatrali, vorrei frequentare la scuola di doppiaggio o anche l’anno propedeutico della Galante Garrone. E’ fondamentale la continua formazione.

Se doveste raccontare il modo di fare teatro di questo gruppo cosa direste?

Luca M. – Un teatro dove alla base c’è un lavoro molto forte sul corpo e sull’improvvisazione. Il lavoro nasce dalle improvvisazioni degli attori.

Luca A. – Anche se c’è un copione alla base, il copione non rappresenta il 100% di quello che viene fatto… Abbiamo lavorato sempre molto.

Stefano – Una metafora: un albero dove le radici sono la regia, il tronco e i rami gli attori. Il frutto è il lavoro che c’è tra le radici e il tronco. Più l’albero si alimenta, più si mette acqua, più diventa fruttuoso.

Luca M. – Però io dico che la presenza di Valeria e Daniela è trasmetterci un modo di fare regia… Ci insegna un’auto-regia. Per sfruttarla anche nella nostra vita… mi piacerebbe in Pinocchio fare una proposta registica…

Silvana – Io ho migliorato molto sia nel teatro che nella vita, mi ha insegnato ad accettarmi, ad ascoltare, ad avere pazienza, che ne avevo poca… sono migliorata nella voglia di imparare ed ascoltare.

Cristina – E’ come una drammaturgia che ognuno fa su di sè

C’è differenza tra un pubblico di bambini e uno di adulti?

Cristina – Come dicevo prima i bambini non hanno un atteggiamento critico… Mi viene in mente una frase di Nietzsche in “Così parlò Zarathustra” dove si dice che l’uomo dovrebbe essere come il fanciullo perchè il fanciullo ha il sacro dire di sì. Il sacro dire di sì del fanciullo… ovvero questa sua disponibilità a crescere.

Luca M. – I bambini sono acuti, più ostici, a volte più difficili da coinvolgere, sono attenti alle piccole cose che accadono… gli adulti si accorgono di più delle gaffes, i bambini d’altro canto si interrogano di più, non sono da sottovalutare.

Cosa vi aspettate, cosa vorreste dal pubblico?

Stefano – Vorrei che ci fosse uno scambio di energia. Io che do qualcosa a loro e loro a me, uno scambio. Un applauso.

Cristina – Spero che il pubblico sia accogliente.

Luca M. – Che non fingano, che siano sinceri.

Quando interpretate un personaggio cos’è per voi? E’ vicino a voi?

Silvana – I personaggi sono creati per me, come la mamma di Pollicino che mi è piaciuta perchè sono una mamma e esserlo è stata la cosa più bella della mia vita.

Luca M. – Mi vedo molto nel personaggio di Pinocchio perchè gli capitano delle “sfighe”. Sono proprio come Pinocchio. Pollicino invece era risoluto, furbo, ritrovava sempre la strada…

Luca A. – Eh sì Pinocchio è uno nato ieri… A me è piaciuto fare l’Orco in “Pollicino”… A parte la paura di non riuscire a mettersi sti “gabanei” quando ero in quinta… poi almeno quando uscivo mi sfogavo con il “manarino” e lo sbattevo contro tutto. L’Orco è un personaggio che sì, insomma, ce l’ha con il mondo.

Cristina – A me è piaciuto fare l’amante del Verme in “In cucina” e la moglie dell’Orco in “Pollicino”.

Stefano – Parto dalla parte, dalle circostanza ambientali, come il papà di Pollicino. In Pinocchio mi interessa il rapporto tra figlio e padre, come era anche con l’Aquila e il suo aquilotto ne Il viaggio degli uccelli.

Luca M. – La costruzione di un personaggio è una ricerca personale, quanto più senti il personaggio è facile, se è distante devi lavorare di più: devi proprio immaginartelo, farti un’idea di come si muove, come è vestito, come davanti ad uno specchio… E’ una costruzione difficile.

Cosa avete scoperto facendo teatro?

Stefano – Di avere delle risorse che non credevo.

Cristina – Io vivo nella mia dimensione. Mi sembra una cosa naturale.

Luca M. – All’inizio facevo il “Verme” che era un personaggio che non parlava… e quando sentivo gli altri che dicevano le loro battute pensavo: “Non ce la farò mai a farmi sentire!” Mi sono accorto poi di avere memoria e che riuscivo a fare arrivare la voce.

Cos’è per voi la divergenza?

Luca M. – Per me teatro è stare nella vita. Perchè la vita è già teatro, non c’è nessuna divergenza. Scrutandola, indagandola, ti rendi conto che vita e teatro sono vicini.

Stefano – A volte il teatro richiama la vita, ma la vita è ben altro… E’ vero però che come ti sorprende la vita ti sorprende il teatro.

Un pensiero da lasciare a un bambino

Silvana – Che viva sempre nella gioia e nella serenità e sia sempre se stesso.

Luca M. – Che coltivi sempre il bambino che ha dentro anche quando sarà adulto

Stefano – Di non smettere di stupirsi e divertirsi.

Luca A. – Di avere pazienza, che ce ne vuole.

Cristina – Che farò tutto quello che posso perchè sia felice.

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